Fare a meno di un copywriter.

Guida all’uso.

Micaela Tedeschi
3 min readMar 20, 2019
Photo by Jason Leung on Unsplash

“Qual è” non ha l’apostrofo. “Perché” ha l’accento acuto.

Se conoscete queste regole, potreste tranquillamente fare il lavoro al posto del copy.

D’altra parte, a scrivere ce lo insegnano da bambini, qualche enfant prodige potrebbe anche averlo appreso prima di sedersi al banco di scuola. Per non parlare dei divoratori di libri, cresciuti voltando pagina col dito (leccato), che oggi poggiano su uno schermo — e vai di swipe. Loro sanno come scrivere bene.

Perciò, se volete risparmiare sulla vostra campagna, trascurare la figura del copywriter è possibile.

Certo che potete farne a meno. Tutto è possibile.

Potreste sorprendervi dalle capacità di alcuni colleghi che lavorano nell’area comunicazione e conoscono il mercato. Chi meglio di loro può parlare ai consumatori.

(Consumatori, che parola antica.)

Se volete dare tutto in mano a un abile art director che costruisca importanti immagini emozionali, trascurare la figura del copywriter è possibile. Tutto è possibile.

Ma avete mai pensato alle avvertenze? Quelle diciture piccole piccole e talmente indigeste a guardarle, da imboccarvi una cucchiaiata di negligenza (a volte sì, ammettetelo).

Beh ecco, forse posso raccontarvele meglio di così: andiamo per punti e capiamo cosa comporta rinunciare a un copywriter.

Avvertenze per l’uso del “copywriter improvvisato”

#1 Voila’. Accenti dispersi che lanciano SOS.

Soprattutto nei titoli, accade di vedere apostrofi al posto degli accenti. Spesso ci troviamo di fronte a una scelta inconsapevole per un carattere tipografico che non contiene tutte le lettere accentate. Altre volte ci si dimentica semplicemente che alla scuola elementare insegnano un’imprescindibile distinzione tra i due elementi di punteggiatura.

#2 Crisi d’identità.

Se farete a meno di un copy potreste avere quel microtesto che funziona e quello dopo pure. Sì, se non li leggi di seguito. Così, potreste imbattervi nello scoordinamento sintattico, una forma di errore che può aggravarsi e manifestarsi come contraddizione.

#3 A.A.A. cercasi l’altra metà del filo.

Un’idea può essere forte quando ha un potenziale di declinazione in diversi supporti e situazioni. Quando il fil rouge si interrompe probabilmente dietro a quella campagna non c’era un copywriter.

#4 Leggere didascalie dai libri di storia delle medie.

Parlare di Storia è un conto, raccontare una storia è tutta un’altra cosa. Una buona informazione non ha nulla a che vedere con una bella emozione. A registri diversi, potrebbe esserci una notevole differenza nella percezione di coloro che leggono.

#5 Vedere cose già viste! Viste.

L’italiano ha circa 427 mila parole, considerando la base enciclopedica e quella lessicale, come dice l’Accademia della Crusca. La scelta di una parola in comunicazione è frutto di ricerca e riflessione, valutando persone, strategia e spazi. Ripetere le parole non lascia piacevolezza al testo; accettate solo le ripetizioni contemplate per accentuare un tono di voce più colloquiale oppure onirico.

#6 Il tono di che?

Senza la comprensione del tono di voce, non comprenderete mai la personalità del brand, che siate brand manager o copywriter improvvisati. Non è né alto né basso: se sapete questo, siete sulla casella del VIA!

#7 Vendere e… vendere!

Quando i testi per una campagna pubblicitaria sono redatti “internamente”, da chi però non si occupa di scrivere per professione, potremmo percepire un unico freddo concetto: vendere. Un copywriter entra in empatia con il pubblico e riesce a far dimenticare l’obiettivo che tutti comunque conosciamo: vendere.

Ogni scelta importante va presa con tutti gli elementi sul tavolo, io ho provato a fare proprio questo. Poi, visto che tutto è possibile, potete fare anche a meno di professionalità come la mia.

Io, però, vi consiglio di leggere sempre le avvertenze.

--

--

Micaela Tedeschi
Micaela Tedeschi

Written by Micaela Tedeschi

Qui non scrivo di tutto, ma di ciò che mi interessa. A che servono “più di mille parole” quando puoi usare quelle giuste?

No responses yet